Cosa bolle in pentola. Intervista al prof. Francesco Negro, Ordinario di Chinesiologia

francesco negro

  1. Ci racconta brevemente la sua ricerca?

Sono un ingegnere delle telecomunicazioni passato alla biomedicina. Mi occupo dello studio del controllo neurale del movimento e della comprensione dei suoi adattamenti in condizioni patologiche. In particolare, le mie attuali ricerche si focalizzano sullo studio della plasticità neuromuscolare, con l’idea di proporre un sistema innovativo per indurre cambiamenti di connettività a livello dei motoneuroni spinali che possa essere di supporto ai normali programmi di riabilitazione motoria. Tramite un’interfaccia uomo-macchina, viene indotta una stimolazione magnetico-corticale o elettrico-sensoriale che restaura la connettività del sistema nervoso in pazienti con disabilità motorie diverse.

 

  1. Lei ha cominciato la sua carriera con dei dottorati e dei post-doc all’estero: quanto e come   la sua esperienza in altri paesi ha influito sulla sua ricerca?

Dopo una laurea in Ingegneria delle telecomunicazioni al Politecnico di Torino, ho fatto un dottorato di ricerca in Ingegneria biomedica all’Università di Aalborg in Danimarca, poi continuato con un post-doc nell’ambito della neuroriabilitazione motoria all’Università di Göttingen in Germania. Queste ultime due esperienze hanno condizionato in maniera sostanziale i miei interessi scientifici attuali, dandomi la possibilità di sperimentare molte realtà di ricerca diverse tra loro e complementari: ciò mi ha indotto a diversificare le mie competenze e mi ha dato la possibilità di proporre progetti altamente interdisciplinari nel campo di studio del controllo motorio.

 

  1. Perché ha deciso di orientarsi su dei finanziamenti europei? Questi sono notoriamente molto prestigiosi, ma anche estremamente selettivi. Cosa ha fatto per preparare al meglio la sottomissione?

Sicuramente questo mio orientamento sui finanziamenti europei deriva dal fatto di aver lavorato fin dal dottorato come componente di gruppi di ricerca in diversi progetti europei e di aver aiutato nella stesura di un progetto ERC Advanced, poi finanziato. Questo mi ha permesso di comprendere a pieno le potenzialità e le complessità di questo tipo di progetti, aumentando la mia fiducia nella possibilità di ottenere questo tipo di finanziamenti. Ovviamente non è stato un percorso semplice e privo di ostacoli. Se una prima proposta per un ERC Starting Grant non è stata finanziata, quella per l’ERC Consolidator, che ho presentato ad aprile dello scorso anno, è coincisa con un periodo per me molto difficile sul piano personale, ma non era possibile rimandarne la presentazione. Per questo motivo, non avevo molta fiducia nella qualità della scrittura di questa seconda proposta; fortunatamente, però, il mio impegno e la mia dedizione sono stati ripagati.

 

  1. Prima di vincere un ERC Consolidator col progetto Inception, lei ha beneficiato di una Marie Skłodowska-Curie Individual Fellowship: che connessione c’è stata (se c’è stata!) tra questi due finanziamenti?

Sicuramente l’aver ottenuto una Marie Skłodowska-Curie Individual Fellowship è stato propedeutico all’ottenimento del progetto ERC. Per prima cosa, la Marie Skłodowska-Curie mi ha permesso di focalizzarmi sul trasferimento delle conoscenze, di fare un periodo di secondment molto interessante e mi ha aperto le porte ad una posizione di Ricercatore a Tempo Determinato all’Università di Brescia. Inoltre, mi ha permesso di consolidare enormemente le mie conoscenze nel campo della riabilitazione motoria, entrando in contatto con le realtà cliniche del nostro ateneo e del nostro territorio. Infine, sembra esserci una correlazione più o meno diretta tra questi due tipi di finanziamento: probabilmente i valutatori dei progetti ERC riconoscono positivamente il percorso di alta formazione offerto dalle Marie Skłodowska-Curie Actions.  

 

  1. E che legame c’è tra le ricerche che hanno finanziato?

Sicuramente c’è un legame molto forte: la Marie Skłodowska-Curie era finalizzata all’identificazione di nuovi indicatori di disabilità motoria in pazienti affetti da ictus tramite l’utilizzo di sistemi avanzati per la registrazione dell’attività elettrica dei muscoli. Il progetto ERC si innesta su questi risultati, proponendo una soluzione neuroriabilitativa sempre basata su questi nuovi indicatori, ma che possa fare da supporto ai protocolli di riabilitazione tipicamente utilizzati nei pazienti con disabilità motoria. Il progetto inoltre si rivolge sia a pazienti con un danno neurologico di tipo centrale, come i pazienti affetti da ictus, sia a pazienti con danno neurologico periferico, anche conseguente a particolari trattamenti terapeutici, come la radioterapia nelle pazienti con diagnosi di cancro al seno.

 

  1. Mi permetta di chiederle qualche indicazione in più sulla MSCA: può raccontarci quali sono stati gli aspetti più difficili della preparazione del progetto, e quali invece quelli più entusiasmanti?

Nella preparazione del mio progetto Marie Skłodowska-Curie, sicuramente un aspetto complesso è stato quello di fare una proposta che potesse portarmi un valore aggiunto in termini di acquisizione di nuove conoscenze. I progetti Marie Skłodowska-Curie sono essenzialmente progetti di training, quindi bisogna capire come scriverli, focalizzandosi maggiormente sugli aspetti di acquisizione (verso il ricercatore) e trasferimento (verso la host institution, e più in generale verso la cittadinanza) di nuove conoscenze. Quello che in inglese viene sintetizzato come Two-way Transfer of Knowledge. Per questo, è un progetto diverso dai soliti progetti di ricerca ed è necessario capire bene come impostarlo. Per quanto riguarda invece gli aspetti entusiasmanti, senz’altro il requisito della mobilità corrispondeva alle mie esigenze del momento; un altro aspetto decisamente entusiasmante era rappresentato dall’idea di poter includere nel progetto ambiti di ricerca vicini alla pratica clinica che mi avevano sempre attirato, ma che non avevo mai avuto la possibilità di approfondire. L’Università di Brescia mi offriva l’opportunità di lavorare in una delle poche università italiane che uniscono dipartimenti di ingegneria e di medicina entrambi di alto livello.

 

  1. Ha avuto difficoltà con la parte più tecnica della costruzione della MSCA (WP, gannt, budget, ma anche elementi trasversali...)? Che supporto ha ricevuto (sia per MSCA che per l’ERC) dal Servizio ricerca di UniBS?

Come dicevo, le difficoltà maggiori sicuramente sono state relative alla costruzione di un progetto di training che mi portasse un valore aggiunto in termini di carriera e di acquisizione di nuove conoscenze, ma che allo stesso tempo fosse solido dal punto di vista scientifico rispetto allo stato dell’arte e mi permettesse di interagire con clinici e pazienti.

In termini di supporto, devo dire che il Servizio Ricerca è sempre stato molto disponibile, dandomi la possibilità di avere sempre un contatto diretto con l’APRE. Per la Marie Skłodowska-Curie, per esempio, ha avuto diversi suggerimenti per il miglioramento della proposta. In maniera simile, per l’ERC mi hanno offerto una simulazione di intervista che è stata essenziale per aumentare la mia confidenza nell’intervista vera e propria.

 

  1. Come influisce la sua ricerca sulla vita delle persone (cittadini – aziende – enti pubblici...), e come a sua volta la consapevolezza di questo ruolo sociale della ricerca influenza il suo lavoro?

L’obiettivo finale della mia ricerca è il benessere delle persone: gli sforzi della ricerca sono destinati a offrire degli strumenti utilizzabili nella pratica clinica per migliorare in fin dei conti la capacità funzionale dei pazienti. Quindi, anche per l’ERC il risvolto applicativo è stato al centro della proposta progettuale, con la possibilità di utilizzare un approccio innovativo, basato sulla neurostimolazione, al problema della riabilitazione motoria. Questo ultimo aspetto è stato ben valorizzato in alcuni articoli apparsi sui giornali locali, e in seguito a ciò sono stato contattato da diversi cittadini ansiosi di capire se la mia ricerca potesse aiutare i problemi motori di alcuni loro familiari. Pur essendo consapevole che ovviamente le mie ricerche non potranno mai sostituirsi al ruolo degli operatori clinici, e pur cercando di non dare false speranze a queste persone, il confronto ha incentivato il mio desiderio di rendere ancora più immediatamente applicabile il mio lavoro, offrendo rapidamente soluzioni trasferibili nella pratica quotidiana in campo riabilitativo.

 

  1. Cosa consiglierebbe ad un giovane ricercatore che volesse presentare un progetto per una Marie Skłodowska-Curie Action?

Consiglierei di tentare fin dal primo anno dopo la fine del dottorato. È un finanziamento unico nel suo genere a livello mondiale, permette di svolgere un’esperienza scientifica e di acquisizione di nuove conoscenze scientifiche in un ente estero, aprendo i propri orizzonti e portando un valore aggiunto al proprio curriculum. La Marie Skłodowska-Curie è un tipo di finanziamento sicuramente molto impegnativo in termini di scrittura, molto selettivo, ma che porta ad una grande soddisfazione, sia in termini di carriera che in termini personali.  

 

  1. Ha altri progetti in corso o nel cassetto? Quali obiettivi a lungo termine si è dato?

Sinceramente, al momento, sto ancora cercando di convincermi di aver ottenuto un finanziamento così prestigioso. Proprio per questo motivo, in questo periodo, sono molto focalizzato nel cercare di ottimizzare al meglio le risorse che mi sono state concesse dalla Unione Europea, per portare un valore aggiunto al mio campo di ricerca, la chinesiologia, e all’Università di Brescia in generale. Pur essendo questo tipo di finanziamenti personale e trasferibile, ho infatti deciso di investire queste preziose risorse e tutto il mio impegno nell’Università di Brescia, che negli ultimi anni mi ha dato moltissimo e senza la quale probabilmente non sarei riuscito ad ottenere questo importante traguardo. E dopo? Beh, sicuramente proverò un ERC Advanced, sperando di poter portare un miglioramento significativo nella comprensione e sviluppo di efficaci protocolli di neuroriabilitazione con un conseguente miglioramento della vita dei pazienti affetti da problemi motori.

 

Intervista realizzata da Benedetta Collini

Ultimo aggiornamento il: 16/12/2022