La pervasività delle tecnologie informatiche è oggi un dato indiscutibile, così come sono altrettanto certe le difficoltà etiche e giuridiche che l’introduzione di queste tecnologie determina. Se l’introduzione della tecnologia ha pur sempre imposto cambi sul piano normativo – in ragione dei mutamenti negli equilibri preesistenti che questo determina −, vero è che le tecnologie informatiche si stanno rivelando più dirompenti di altre, tanto che il mondo contemporaneo sembra prender nuova forma sotto il loro imprinting. Questo dato oggettivo non deve far perdere di vista il fatto che le tecnologie sono il frutto del tempo storico che le produce, anch’esse cioè risentono del livello culturale, economico e sociale, nel quale sono prodotte: la società non solo è conformata dalla tecnologia, ma a sua volta la conforma. Il rapporto fra tecnologia e apparato normativo è dunque complesso, pluridirezionale. La comprensione di questa complessità e la prospettiva progettuale che caratterizza la società contemporanea richiede una formazione interdisciplinare, non solo tecnica, ma anche sociologica, giuridica ed etica. La disciplina che oggi va sotto il nome di Computer e Information Ethics si occupa di questi aspetti complessi, fondamentali per il giurista, ma anche per l’ingegnere, il fisico, il medico o l'economista. Si tratta di una nuova branca dell’etica applicata che studia e analizza l’impatto etico e sociale delle ICT in tutti gli ambiti di interesse. Lo studio della disciplina è dunque volto a offrire agli studenti una serie di competenze etiche e filosofiche atte a contribuire a sollecitare una riflessione che possa condurre alla progettazione di strumenti tecnici e/o giuridici in grado di affrontare i dilemmi etici connessi e/o derivanti dalle nuove tecnologie, e forse in grado di evitare dall’origine una serie di dilemmi e questioni eticamente problematiche.