Intervista alla Prof.ssa Elena Verdolini

verdolini

Professoressa, ci può raccontare brevemente l'oggetto della sua ricerca?
Sono una economista ambientale. Studio le dinamiche e le determinanti dell’innovazione nelle tecnologie a basso impatto ambientale, con il fine di fornire evidenza ai decisori politici sulle possibili azioni e politiche da intraprendere per promuovere la transizione energetica. 

Lei ha recentemente vinto una borsa ERC Starting grant: di cosa parla il suo progetto, ed in cosa è innovativo?
Il progetto 2D4D studia se e come le tecnologie digitali possono aiutare nella transizione energetica. Nasce da un’intuizione: le tecnologie digitali rivoluzionano il nostro modo di produrre beni e servizi. Questa rivoluzione è in larga parte autonoma. Al contrario la transizione energetica si determina attraverso politiche climatiche ed energetiche.
2D4D si articola in tre fasi ognuna delle quali si fonda su mie competenze pregresse: raccolta e analisi di dati sulle tecnologie digitali, la generazione di modelli che aiutino a capire il loro impatto su economia e uso di energia, e l’identificazione di politiche che permettano di sfruttare la rivoluzione digitale come volano di lancio per un’economia a zero emissioni nette. 

A quest’ultimo proposito, come influisce la sua ricerca sulla vita delle persone (cittadini – aziende – enti pubblici...), e come a sua volta la consapevolezza di questo ruolo sociale della ricerca influenza il suo lavoro?
Per fare in modo che la ricerca influisca sulla vita altrui dedico parte delle mie attività a quella che viene definita la “terza missione”, ossia la divulgazione dei risultati ad un ampio pubblico eterogeneo, inclusi i decisori politici. Ho il grande privilegio di essere autore del terzo gruppo di lavoro dell’IPCC (Intergovernative Panel on Climate Change) per il sesto rapporto di valutazione, ossia il rapporto ONU che fornisce lo stato dell’arte sulle possibili azioni per mitigare i cambiamenti climatici e promuovere la transizione energetica.

Come le è venuta l’idea di partecipare ad un ERC? Come ha capito che il suo progetto aveva una portata dirompente e innovativa tale da meritare un ERC?
Ho lavorato per anni in un centro di ricerca di eccellenza, dove ho avuto modo di vedere altri prima di me applicare per questo tipo di progetto, e dove ho lavorato per costruire un curriculum adeguato. Discutere con i colleghi la validità della mia idea progettuale mi ha aiutato a capire che aveva potenziale. 

Ha avuto difficoltà con la parte più tecnica della costruzione del progetto (WP, gannt...)?
No, perchè avevo già esperienza con altri progetti H2020. Ad ogni modo, io credo che per le ERC questi aspetti contino, ma ciò prima di tutto sia fondamentale dimostrare attraverso il progetto di essere la persona giusta per portare una idea che spinge la frontiera della ricerca. 

Quali sono stati gli aspetti che l’hanno colpita di più nella fase di domanda per lo Starting grant?
La parte più impegnativa è stata l’intervista. Per me è stata fondamentale una buona preparazione: ho fatto una decina di mocking interviews con colleghi di campi diversi e ho preparato una sorta di “copione” con tutte le possibili domande. 

Che supporto le ha dato il Servizio ricerca?
Quando ho preparato il progetto non ero ancora ricercatrice a UNIBS. Dopo aver vinto il finanziamento invece il servizio ricerca dell’Università di Brescia è stato fondamentale per la parte di negoziazione e su tutta la parte tecnica.

Cosa consiglierebbe ad un ricercatore che volesse presentare un progetto europeo?
In primis, farlo! Bisogna tentare, se non si prova non si arriva da nessuna parte. è un modo per imparare nuove competenze, In questo è fondamentale leggere integralmente le linee guida, dar peso alle singole parole, e sfruttare tutto il materiale messo a disposizione dalla Commissione e dal National Contact Point. Infine, confrontarsi con i pari, fare squadra, essere aperti e al tempo stesso umili. 

Quando sarà finito il suo ERC, ha già idea di partecipare ad altri progetti europei? In caso positivo, sarebbe più orientata ad un ERC Consolidator o Advanced, oppure sarebbe più orientata ad un’altra famiglia di progetti?
Certo. Quest’anno ho partecipato e vinto un PRIN. Mi sto anche impegnando in proposte Horizon Europe con colleghi di UNIBS. Alla fine della ERC Starting mi piacerebbe provare una Synergy grant. Tutti questi progetti sono occasioni uniche per poter formare giovani ricercatori.

Ritiene di aver tratto anche vantaggi personali da questo suo progetto?
Senz’altro: mi ha dato una altissima esposizione, e i fondi di ricerca necessari per assumere e selezionare persone competenti e formare un gruppo di ricerca.

Che vantaggi trae secondo lei UniBS?
Innanzitutto vorrei esprimere la mia gratitudine all’Università di Brescia per l’accoglienza ricevuta. Per l’Università in particolare credo sia un ritorno importante di visibilità rispetto ad un investimento sulla valorizzazione della ricerca; per questo ateneo la sostenibilità è importante, e adesso c’è un altro gruppo di lavoro proprio su questo argomento.

 

Intervista realizzata da Benedetta Collini, Servizio Ricerca e Innovazione

Ultimo aggiornamento il: 25/07/2022