Mario Borsa, il 6 giugno 1946, firmò sul " Nuovo Corriere della Sera" (la tradizionale dicitura "Corriere della Sera" venne ripresa solo nel maggio del '59) un editoriale dal significativo titolo: tregua nazionale.
Nel suo pezzo Egli scrisse: "la Repubblica ha vinto. Ha vinto con una maggioranza non grande, ma appunto perché non grande essa sta a dimostrare la tenace resistenza contro cui il popolo ha dovuto a suo onore lottare, i forti pregiudizi contro cui ha dovuto combattere,le diffuse paure che ha dovuto vincere e la coalizione di malintesi interessi e di torbide nostalgiche fermentazioni che è stato costretto ad affrontare. Forse non è male che la vittoria sia stata così tenacemente contrastata. Se alla Repubblica si fosse addivenuti subito dopo la Liberazione, si sarebbe potuto credere a un moto irriflessivo del momento eccitato e passionale. Così, invece, la tregua istituzionale, voluta dagli Alleati, avendo permesso una lunga, aperta, meditata discussione durante la quale tutti i problemi e i contro dell'arduo problema sono stati messi sotto gli occhi del popolo italiano, ha dato alla decisione di domenica una consapevolezza e una serietà che non possono fare a meno di avvalorarne l'alto significato"
Questo passaggio, 79 anni dopo, produce un'ulteriore riflessione sul senso condiviso di quella scelta e sulle modalità con cui gli italiani si accinsero a vivere la loro nuova vita repubblicana.
Timori e incertezze hanno oggi lasciato posto alla consapevolezza che la forma repubblicana e l'ordinamento a essa connesso siano ormai una solida acquisizione e non sia minimamente pensabile immaginarne un'alternativa. Eppure proprio la percezione delle emozioni che scaturivano dalla storicità delle vicende narrate suggerisce di non collocare superficialmente quel passaggio nel bagaglio della memoria e, conseguentemente, di mantenere forte l'impegno, personale e collettivo, per ravvivare la coscienza democratica e repubblicana.
L'università di Brescia è nata in epoca successiva, ma ogni volta in cui si appalesi la necessità di una lunga, aperta, meditata discussione essa si candida per accoglierla. laddove si affrontino temi fondamentali per la convivenza civile. L'università infatti si rivela uno dei contesti più idonei a confermare e valorizzare, ogni volta, la capacità della comunità di confrontarsi democraticamente al fine di individuare la scelta migliore
Proprio come avvenne con il referendum del 2 giugno 1946.