UniBs rivoluziona l'agricoltura: progetti innovativi per una produzione "verde"

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foto di gruppo team di ricerca

L'Università degli Studi di Brescia ha avviato alcuni progetti rivoluzionari per affrontare il problema della sostenibilità delle coltivazioni e della circolarità delle aziende agricole. Il cuore di queste iniziative è la bioraffineria, un'innovativa pratica che mira a valorizzare gli scarti organici agroindustriali per la produzione di bioprodotti utili per l'agricoltura, come biostimolanti e biopesticidi. La ricerca, condotta presso la Piattaforma di microbiologia agroalimentare e ambientale (PiMiAA) del Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale dell'Università degli Studi di Brescia, e guidata dalla professoressa Emanuela Gobbi, si concentra sulla fermentazione in stato solido degli scarti tramite l'utilizzo di microrganismi benefici del regno dei funghi che, mediante la fermentazione, producono una miriade di molecole di interesse agro-industriale e nel contempo trasformano gli scarti organici in una massa fermentata ricca di sostanze benefiche per le piante. La bioraffineria fungina viene utilizzata in vari progetti scientifici, anche in collaborazione con altri docenti di UNIBS.

Uno dei progetti in corso, denominato "TrichEco", di cui è capofila il dott. Gregorio Peron, ricercatore in Chimica degli alimenti, si focalizza sullo studio del fungo biostimolante Trichoderma e del suo ecosistema microbico. Scopo del progetto è produrre biostimolanti da scarti agroalimentari e testarli per migliorare la qualità e la resistenza delle piante di pomodoro e rucola. Peron sottolinea l'importanza di questa iniziativa, evidenziando il problema degli enormi quantitativi di scarti agroalimentari prodotti ogni anno e il loro impatto non sempre sostenibile sui suoli e sulle piante.

Dott. Peron
Dott. Gregorio Peron

Il progetto "RiAPro", che vede Gobbi come capofila e che coinvolge anche i professori Ivano Alessandri ed Elza Bontempi del Dipartimento di Ingegneria DIMI, si propone di ottenere molecole utili come biostimolanti e biopesticidi per il pomodoro, quali chitosano e acidi organici, sempre tramite fermentazione a stato solido. Nel progetto è anche previsto nell'ultimo anno lo sviluppo di un bioreattore prototipo di media scala che utilizzerà la metodologia sviluppata nel progetto e risultata la più sostenibile tra quelle individuate. Gobbi sottolinea l'importanza dei dati preliminari incoraggianti che hanno garantito il finanziamento per il progetto.

Infine, l'Università di Brescia partecipa con PiMiAA, in collaborazione con il prof. Fabrizio Torricelli del DII di Ingegneria, al progetto internazionale "Bioact", guidato dall'Università di Torino, con l'obiettivo di migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici degli ecosistemi agricoli del Mediterraneo, concentrandosi sulla coltivazione del frumento duro e sfruttando le potenzialità del fungo Trichoderma.

Questi progetti non solo rappresentano una significativa innovazione nel campo dell'agricoltura sostenibile, ma offrono anche soluzioni concrete per promuovere una produzione agricola più verde, circolare e responsabile. A questi studi si aggiunge “Brescia capitale della coltura 2023”, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti SantaGiulia, con la produzione di biomateriali, a partire da rifiuti agroindustriali fermentati da funghi, per la realizzazione di produzioni artistiche.

Ultimo aggiornamento il: 10/04/2024