L’Università di Brescia è tra i partner del progetto europeo “I-Cope - Proteggere i vulnerabili: sviluppare un approccio integrato per contrastare la violenza da parte del partner nelle popolazioni ostetriche in Danimarca e in Italia”. Obiettivo della ricerca - finanziata dalla Commissione europea nell’ambito del programma Cerv-Daphne 2024 - combattere la violenza domestica nelle fasi più delicate della vita familiare, come gravidanza e post-partum.
Il fenomeno della violenza da parte del partner rappresenta un grave e complesso problema, che assume ulteriore rilevanza durante la gravidanza e nel periodo perinatale. Secondo l’Istat, in Italia il 10% delle donne subisce violenze dal partner durante la gravidanza e, in oltre il 70% dei casi, l’intensità delle aggressioni cresce proprio in questo periodo; nel 6% dei casi, gli episodi iniziano per la prima volta durante la gestazione. A livello globale, ricerche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità indicano che circa una donna su quattro subisce violenza durante la gravidanza. Le forme più frequenti includono violenza psicologica (26%), fisica (10%) e sessuale (9%).
Per contribuire a contrastare questo fenomeno, I-Cope si propone di sviluppare strumenti innovativi di prevenzione, identificazione e intervento, con particolare attenzione alle differenze di genere.
Il progetto, che durerà due anni, coinvolge università e centri di ricerca italiani e danesi: tra questi l’Università della Danimarca del Sud, il dipartimento di Scienze chirurgiche, odontostomatologiche e materno infantili Univr, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, il Danish stalking center, l’associazione Dialogue against violence e l’Università di Brescia.
Nell’ambito del progetto, il gruppo di ricerca dell’Università di Brescia, guidato dall’Associata di Psicologia clinica prof.ssa Paola Manfredi, sarà impegnato in particolare nell’individuazione dei fattori di rischio per l’IPV (intimate partner violence) e di idonei strumenti per lo screening dei maltrattanti. Riteniamo che questo sia un passaggio fondamentale a favore sia di chi subisce violenza sia di chi la perpetra.
Per questo lavoro è stata avviata una scoping review, registrando in OSF un protocollo, che contemplava diverse stringhe, in particolare aspetti attuali di rischio, come l’inadeguata gestione della rabbia, l’ostilità, il controllo, l’abuso di sostanze, la mascolinità pericolosa, i conflitti di coppia e fattori di rischio remoti, come le esperienze traumatiche, gli abusi infantili, l’esposizione alla violenza. Con la collaborazione del Dr. Giovanni Bianchini, bibliotecario presso l’Università di Brescia, sono stati estratti da varie banche dati 10242 articoli. Successivamente all’analisi della letteratura scientifica, verrà preparato un programma di screening. Sul territorio bresciano la somministrazione degli strumenti potrà avvenire grazie alla collaborazione con l’Ufficio Distrettuale di Esecuzione Penale di Brescia, Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità del Ministero della Giustizia (Dirigente Penitenziaria Dr.ssa Benedetta Venezia).
Il progetto I-COPE ha preso ufficialmente il via a giugno con un kick-off meeting nella cittadina danese di Odense, durante il quale i team dei due Paesi hanno condiviso i piani di ricerca e intervento.
Tra le azioni previste ci sono la revisione degli attuali strumenti di rilevazione, il loro adattamento ai contesti locali e lo sviluppo di un programma di screening atto a individuare il rischio di IPV nelle prime fasi della vita familiare. L’obiettivo è duplice: fornire strumenti concreti di aiuto e protezione alle vittime e intervenire tempestivamente sui partner potenzialmente maltrattanti per prevenire i comportamenti violenti o la reiterazione degli stessi.