Non può non cogliersi il rilevante significato che, in questo momento così particolare, il ricordo dell’unità nazionale riveste, e come il dramma bellico, che sta consumandosi nel pieno dei confini europei, suggerisca e quasi imponga di celebrare quella coesione sociale che ha consentito al nostro Paese di crescere costantemente e proficuamente, pur fra innegabili difficoltà e nel susseguirsi, anche tumultuoso, di vicende storiche attraversate da intere generazioni di italiani.
Sono proprio le vicende storiche, e le loro tragiche rievocazioni di questi giorni, che ci spingono a riflettere sul tema della divulgazione e della conoscenza dei fatti che appartengono al nostro passato e crearono il nostro presente. Esiste certamente una Storia, non scevra di retorica, che vuole porre in contrapposizione l’appartenenza ad una comunità nazionale con la più ampia appartenenza alla famiglia umana, contrapposizione che non trova accoglienza nel bagaglio dei nostri più immediati valori di riferimento. Esiste anche, tuttavia, una Storia più attenta al sociale e quindi più vicina alla sensibilità della gente comune, che attesta il ruolo svolto da donne e uomini straordinari, che nella loro quotidiana normalità dettero un contributo fondamentale all’idea dell’unità nazionale prima ancora che alla sua realizzazione. Donne e uomini (più uomini che donne, per il vero e purtroppo, ma questo è altro tema) che dai rispettivi settori di appartenenza seppero offrire contributi impareggiabili, dal punto di vista politico, culturale ma anche tecnico, scientifico, imprenditoriale e industriale al processo di unificazione e quindi di costruzione del nostro Paese.
L’Università degli Studi di Brescia, in questa prospettiva, intende ricordare le figure di illustri bresciani come Zanardelli, Da Como, Golgi, Tovini, Togni e Tempini, persone capaci di portare un significativo apporto al consolidamento dell’identità nazionale e, al contempo, auspica che il loro esempio possa incentivare i componenti della comunità accademica a divenire convinti costruttori, anche e soprattutto in chiave sovranazionale, di un tempo di pace e serenità universale.