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Festa della Repubblica Italiana | 2 giugno

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Bandiera italiana

Il 2 e 3 giugno 1946 circa venticinque milioni di elettori ed elettrici italiani/e, vale a dire poco più dell’89 % degli aventi diritto, si recarono alle urne per scegliere la forma dello Stato in cui avrebbero voluto vivere, optando per la Repubblica rispetto alla monarchia.

La scelta per la Repubblica ebbe un vantaggio di circa due milioni di voti, cioè 12,7 a fronte dei 10,7 per la Monarchia (pari rispettivamente al 54 % dei voti, contro il 46 %). Il margine certamente non fu irrisorio, ma fu, probabilmente, inferiore alle aspettative, a testimonianza di una situazione che vedeva il paese sostanzialmente diviso. La ripartizione, oltre che politica, fu anche territoriale, come dimostra l’analisi del voto: il centro-nord si rivelò decisamente repubblicano, mentre il sud rimase fortemente monarchico. In Trentino il fervore repubblicano raggiunse l’85 %, mentre in Sicilia si fermò al 35,3 %. Il Lazio si collocò in un valore mediano (48,6 %, contaminato tuttavia da una capitale a larghissima maggioranza monarchica) mentre la Lombardia si attestò al 64,1 %. Il voto repubblicano del Nord, rispetto a quello monarchico del Sud, venne verosimilmente alimentato dai combattimenti, durati un paio d’anni in più, dagli echi dei colpi di fucile usati per liberarsi dai nazifascismi, nonché dal dolore che scaturisce da ogni guerra civile.

L’affermazione della Repubblica venne celebrata da Ignazio Silone che, il 9 giugno, a risultati non definitivi, vergò un suo famoso scritto sull’ ”Avanti” , asserendo come la repubblica si fosse affermata per merito delle classi lavoratrici: “ .nel costume della classe di cittadini che l’hanno voluta: opera di manovali, di contadini, di mezzadri, di muratori, di metallurgici, di panettieri, di calzolai, di tecnici, di impiegati, di lavandaie, di massaie; in una parola, di popolo, e non di filosofi, non di teologi, non di letterati, non di avvocati, o di giornalisti o di studenti, come avveniva nei rivolgimenti politici precedenti”. Una lettura ragionevole e coerente con la visione socialista, ma non esaustiva. La Repubblica, in realtà, fu una conquista anche di molti intellettuali militanti nei partiti che appoggiavano la scelta repubblicana, compresa quella Democrazia Cristiana che pure, sul punto, lasciò libertà di coscienza ai propri elettori. Fu anche il risultato del convinto impegno di una parte della borghesia, schieratasi per convincere i propri moderati riluttanti.

Questa feconda trasversalità sociale, politica e argomentativa posta alla base della scelta repubblicana era nutrita dalla cultura che poi generò la nostra Costituzione, a cui ancora oggi guardiamo con malcelata ammirazione e nei cui valori l’Università degli Studi di Brescia continuerà sempre a riconoscersi.

Nella convinzione che .solo su un terreno fertile, che significa formazione democratica e progresso
economico, può crescere la pianta della democrazia. Il seme è stato piantato il 2 giugno di 76 anni fa, ma ha bisogno di essere sostenuto, soprattutto dalle comunità di alta formazione!

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