Le discriminazioni, che si manifestano in diverse forma e modalità, sono una violazione dei diritti umani.
Purtroppo sono una violazione non sempre facile da riconoscere, e perseguire, ma ogni giorno milioni di persone la subiscono, perché semplicemente considerate diverse, a causa dell’appartenenza etnica, dell'età, della disabilità, della religione, del genere, della lingua, della cultura di origine, dell'orientamento sessuale o politico. La discriminazione, assai spesso generata dal pregiudizio, può anche raggiungere il livello dei comportamenti intolleranti, che sono strettamente correlati alla discriminazione, e che vanno dall’annullamento relazionale, alla violenza verbale fino a quella fisica.
La discriminazione è un ostacolo alla espressione della personalità dei cittadini, ne limita fortemente lo sviluppo delle capacità e, conseguentemente, l'accesso all'istruzione, al lavoro, ai servizi forniti dallo Stato, creando conseguenze negative sia su chi la subisce sia sull’intera comunità.
Tuttavia, contrariamente a ciò che comunemente si pensa, il comportamento discriminante non è soltanto un problema etico.
L’articolo 1 della DUDU recita: "Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti" e l'articolo 2 rafforza la tutela dalle discriminazioni, stabilendo che "Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente dichiarazione, senza distinzione alcuna".
Anche l’Art. 14 della CEDU impegna gli Stati membri del Consiglio d'Europa a non discriminare, assicurando ogni tutela dalla discriminazione correlata alla fruizione degli altri diritti stabiliti nella convenzione stessa.
Appare infine quasi superfluo ricordare l’Art. 3 della Costituzione italiana: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
L’Università degli Studi di Brescia, ricordando questi principi giuridici, che costituiscono altresì i valori etici di proprio riferimento, condanna convintamente ogni atteggiamento discriminatorio e garantisce un quotidiano impegno all’interno della propria comunità, così come all’esterno, per evidenziare e perseguire qualsiasi discriminazione e per proteggere e sostenere chiunque si trovi a subire tali discriminazioni.