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Osservatorio di Biodiritto

Osservatorio di Biodiritto

Piazza Loggia

L’Osservatorio di Biodiritto di Brescia è costituito presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Brescia ed è coordinato dalla Dott.ssa Simona Cacace.

L’Osservatorio di Biodiritto studia i problemi attinenti alla tutela della vita, della dignità, della libertà e della salute umana in relazione al progresso scientifico, all’avanzamento tecnologico e all’evoluzione delle pratiche in ambito sanitario.

L’Osservatorio adotta un approccio interdisciplinare, alla ricerca di competenze, saperi, professionalità e sensibilità plurali. 

Scopo dell’Osservatorio è offrire diversi punti e molteplici prospettive di osservazione sulla realtà, proponendosi quale motore di dialogo e di ricerca riguardo a problemi locali e nazionali, in collaborazione con società scientifiche, associazioni ed enti istituzionali, anche al fine di formulare proposte di formazione, di ascolto, di cambiamento.

L’Osservatorio di Brescia si inserisce nell’àmbito della Rete nazionale del Diritto Gentile (Diritto gentile - Diritto Gentile) e si aggiunge a quelli, già costituiti, di Padova, Trento, Bologna e Palermo, condividendone linee di ricerca e di azione e adottando, in particolare, il medesimo approccio giuridico «mite», capace di entrare con delicatezza nella relazione di cura e nei rapporti umani e professionali che si formano e si intrecciano in àmbito sanitario. L’obiettivo perseguito è quello di conciliare le evidenti esigenze di concretezza che la quotidiana pratica sanitaria richiede al diritto nella risoluzione delle problematiche attuali con il pluralismo valoriale che connota la società contemporanea e con il rispetto dei princìpi fondamentali dell’ordinamento giuridico.

In particolare, e in considerazione degli interessi e delle competenze acquisite nel tempo dai componenti del Gruppo di lavoro, l’Osservatorio bresciano intende indagare e approfondire temi «classici» del biodiritto, che si collocano all’inizio e alla fine della vita umana e attengono alla disponibilità del proprio corpo e al riconoscimento e alla tutela di scelte esistenziali riguardanti il momento procreativo, da una parte, e quello della malattia e del morire, dall’altra. In questo senso, si tratta dell’individuazione del ruolo e dei contenuti dello strumento giuridico eventualmente chiamato a regolare ambiti che interessano in maniera capitale la realizzazione dell’identità personale e la conformazione della dignità dell’individuo.

I problemi biogiuridici appena menzionati, che impongono all’interprete d’interrogarsi sulla liceità dell’intervento dell’uomo sull’uomo e sulla persistente validità e utilità delle categorie giuridiche tradizionali, si inseriscono, peraltro, nel più ampio dialogo che necessariamente intercorre fra scienza e diritto, alla luce dei mutamenti sociali e del progresso tecnologico del nostro tempo.

In questa direzione, il lavoro dell’Osservatorio di Biodiritto di Brescia prende avvio da due assunti in particolare.

Il primo rifiuta l’argomento secondo il quale dalla disponibilità del mezzo tecnologico e terapeutico debba conseguire ineluttabilmente il suo utilizzo: la possibilità della tecnica non esonera certo da un giudizio di natura bioetica e biogiuridica né, ancor prima, solleva l’operatore da una valutazione in termini di proporzionalità e di appropriatezza clinica e di possibile declinazione del (controverso) principio di precauzione.

Il secondo assunto, strettamente correlato, riguarda la necessità di stabilire il confine tra i diritti di libertà derivanti dal principio di autodeterminazione e la pretesa di soddisfare ogni desiderio individuale, nella consapevolezza che il compito di tracciare tale linea di demarcazione è rimesso anzitutto alle scelte politiche del legislatore e agli esiti dell’interpretazione costituzionalmente orientata eventualmente condotta sul dato normativo.

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