L’Università degli Studi di Brescia ha contribuito a un importante risultato scientifico internazionale ottenuto nell’ambito della collaborazione AEGIS (Antimatter Experiment: Gravity Interferometry and Spectroscopy), attiva presso il CERN. Il risultato, pubblicato sulla rivista Science Advances, ha permesso di "fotografare" l’antimateria con una risoluzione senza precedenti grazie all’uso innovativo di sensori di immagine derivati dalla tecnologia degli smartphone.
Il prof. Nicola Zurlo, docente di Fisica Sperimentale dell’Università degli Studi di Brescia, ha un ruolo chiave nell’esperimento come responsabile della calibrazione dei rivelatori a scintillazione dell’apparato principale. “Il rivelatore realizzato è l'equivalente elettronico di una lastra fotografica”, spiega il prof. Zurlo. “Raggiunge una risoluzione praticamente equivalente ai rivelatori a emulsione ma con dati immediatamente leggibili: non saranno più necessarie ore o giorni per procedere con lo sviluppo delle lastre”.
AEGIS ha sviluppato un’idea rivoluzionaria per lo studio dell’antimateria: l’utilizzo del sensore Sony IMX686, comunemente impiegato nei telefoni cellulari, adattato per rivelare antiparticelle. Il risultato è un nuovo record mondiale: determinare la posizione dell’impatto degli antiprotoni con una precisione di 600 nanometri. Il sensore è anche in grado di rilevare la traiettoria dei frammenti prodotti dall’annichilazione. L’obiettivo di AEGIS è ambizioso: misurare l’accelerazione gravitazionale dell’antidrogeno per verificare il principio di equivalenza debole di Einstein anche per l’antimateria. Le implicazioni, però, si estendono anche oltre la fisica fondamentale, toccando possibili applicazioni in ambito tecnologico e biomedico.
L’Università degli Studi di Brescia è stata tra le istituzioni accademiche che avevano proposto l’esperimento AEGIS fin dal 2007, confermando oggi il suo impegno nella ricerca scientifica di frontiera. Il dispositivo sviluppato – denominato Optical Photon and Antimatter Imager (OPHANIM) – integra 60 sensori, raggiungendo circa 3.84 miliardi di pixel, il più grande mai realizzato nel suo genere.
Crediti foto: Andreas Heddergott / TUM