Afferma l'articolo 1 della dichiarazione universale dei diritti umani che "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti". Se i concetti di libertà ed uguaglianza appaiono facilmente comprensibili e il valore del diritto ha accompagnato lo sviluppo e il progresso del genere umano, il significato autentico di "dignità" è forse il meno evidente e riconoscibile fra quelli enunciati, almeno da un punto di vista sociale.
In questa prospettiva, il 1° Maggio, festa dei lavoratori e delle lavoratrici, diviene occasione propizia per attribuire un significato condiviso al concetto di dignità, legandolo inscindibilmente a una fondamentale azione dell'uomo, il lavoro. Il lavoro è, infatti, lo strumento principale, anche se non esclusivo, mediante il quale i cittadini e le cittadine possono accedere a una vita dignitosa. Ciò dovrebbe avvenire attraverso un agire legittimo, riconosciuto e apprezzabile, con il quale ciascuno sia posto nelle condizioni di esprimere al meglio la propria personalità, tale da originare un compenso adeguato con cui individualmente contribuire, attraverso il prelievo fiscale, al benessere sociale.
Sappiamo invece come spesso ciò non accada, a causa di lavori che non offrono alcuna dignità ai lavoratori e alle lavoratrici, o come quando il lavoro svolto non garantisce un sufficiente reddito per chi lavora e la propria famiglia e come infine, ancora oggi, il lavoro costituisca un rischio per la sicurezza dei cittadini e delle cittadine, come i troppi incidenti sul lavoro, quotidianamente, dimostrano.
Per questi motivi l'Università di Brescia, oggi e sempre, ritiene il rapporto tra dignità e lavoro un valore irrinunciabile e non negoziabile e si impegna ad agire sia nella propria comunità sia verso l'esterno per implementare tale rapporto, nella convinzione che lo svolgimento di un lavoro dignitoso costituisca il fondamento del nostro assetto costituzionale e quindi democratico.