Rettorato | Palazzo Martinengo Palatini

Rettorato

Situato sul lato occidentale di Piazza del Mercato, Palazzo Martinengo Palatini fu costruito dal conte Teofilo III Martinengo fra il 1672 e i primi anni del XVIII secolo sul luogo del vecchio palazzo di famiglia quattrocentesco e rappresenta il più raffinato esempio del barocco bresciano nonché quello di più prestigiosa collocazione, perché fondale di una importante piazza centrale.

La facciata è divisa in tre comparti da lesene bugnate in pietra e scandita in altezza da cornici marcapiano. Il portale è affiancato da colonne con fusti decorati da festoni sostenuti da teste di leone e capitelli ispirati all'ordine ionico. Due porte più piccole, con cornici in pietra lavorate e sopraluce, si aprono ai lati. Un balcone con timpano spezzato che include il busto del fondatore Teofilo, balaustri sagomati e pilastrini angolari decorati da trofei d'armi sovrastano il portale; una fitta ornamentazione, nella quale è ripetuto il tema del trofeo d'armi, incornicia le finestre. Due volute in pietra raccordano i corpi laterali al corpo centrale, sul quale si levano le statue di Marte e MInerva scolpite da Sante Callegari il vecchio. Un cornicione con mensole ornate a stucco conclude il prospetto. Anticamente l'ingresso consentiva alle carrozze l'accesso al cortile. L'atrio a colonne tuscaniche binate su alto plinto, si raccordava prospetticamente con il portico (ora murato) che si sviluppava su tre lati del cortile. Lo scalone originale è scomparso; l'attuale risale all'intervento di restauro del 1930. 

facciata rettorato
Particolare della facciata di Palazzo Martinengo Palatini

 

Il palazzo rimase di proprietà dei Martinengo Palatini fino al 1874, quando l'ultimo discendente della famiglia, Venceslao, lo lasciò al comune, che vi collocò gli uffici dell'annona e dell'igiene e successivamente lo assegnò all'Istituto Musicale Venturi.

Nel 1928 il Comune vendette il palazzo alla Cassa Nazionale degli Infortunati sul Lavoro (poi INAIL), che lo ristrutturò, trasformando radicalmente i prospetti settentrionale e occidentale, e vi pose i propri uffici. I lavori di restauro e di ampliamento durarono due anni (1930-31). Nel 1944 un bombardamento apportò gravi danni, soprattutto all'ala meridionale. Nel dopoguerra i danni furono riparati dall'INAIL.

Attualmente il palazzo è di proprietà dell'Università degli Studi di Brescia e sede del Rettorato e di alcuni uffici amministrativi.

Nell'angolo nord-occidentale del Palazzo, verso la via Fratelli Porcellaga, sono incorporati i resti di una Torre medievale, ultimo residuato della primitiva proprietà dei Gambara, antichissima famiglia di origine longobarda che qui nel borgo barbarico esterno alle mura romane aveva posto la propria dimora. Poco oltre nel 1854 era stata collocata nel fronte ovest del palazzo una fontana monumentale, progettata da Rodolfo Vantini, che fu smontata nel 1930 durante i lavori ristrutturazione e ricomposta recentemente nella piazzetta di San Luca. 

Il Salone dell’Apollo

Il salone d’onore, situato al centro del fronte orientale del Palazzo, sito sul piano nobile, deve il suo nome probabilmente all’utilizzo che ne venne fatto nei primi anni del Novecento come salone dei concerti dell’Istituto Musicale Venturi.

istituto musicale venturi
L'Istituto Musicale Venturi nel salone dell'Apollo (1924)

La grande sala misura metri otto per metri quindici e settanta ed è pavimentata a seminato alla veneziana battuta a marmi versicolori con cornice periptera a plurime fasce raccordate ad arco semicircolare verso i lati minori.

Al centro l’ampia area a medaglione simmetrico è invece costituita da una unità “palladiana” in giallo di Verona.

L’attuale pavimento risale al 1948, quando fu ricostruito dopo i danni subiti durante la guerra.

La complessa decorazione pittorica è stata realizzata nei primi anni del Settecento da Giulio Quaglio (1668-1751), pittore comasco emigrato a Udine, che lavorò anche nella nostra provincia, e si è mantenuta nei vari restauri del passato.

Nel grande medaglione del soffitto è riprodotto il Ricevimento di Ercole nel concilio degli dei dell’Olimpo, tema che allude alla nomina di Ercole Martinengo a conte palatino da parte dell’imperatore Massimiliano, presente nel dipinto nelle vesti di Giove, cui sta accanto l’aquila dello stemma Martinengo.

Sulle pareti laterali, all’interno di elaborate cornici a stucco sormontate in due casi da putti e da festoni di frutta, sono rappresentati sei episodi di storia antica, per la maggior parte relativi alla vita di Alessandro Magno, tratti dai libri di Quinto Curzio Rufo:

  • Muzio Scevola che mette il braccio nel braciere ardente davanti a Porsenna
  • Artemisia che sta per bere in una coppa a forma di conchiglia le ceneri del marito
  • Camillo che conquista Falerii ed usa clemenza alle donne che gli offrono le chiavi della città etrusca
  • Il Messo di Alessandro e i familiari di Dario
  • Alessandro mette a ferro e fuoco la città di Tiro
  • Creso gettato nel fuoco per ordine di Ciro (dipinto rifatto nel 1948 dal pittore Mozzoni servendosi delle fotografie esistenti).
salone apollo
Uno scorcio del Salone Apollo (2022)

(Fonte "La Cittadella degli Studi - Chiostri e palazzi dell'Università di Brescia", a cura di Valentino Volta, Jaca Book, 2006)

Ultimo aggiornamento il: 26/02/2024