Palazzo Bettoni

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La storia

Palazzo Bettoni nasce nei primi decenni del XVI secolo, quando la distruzione della porzione di mura viscontee, che occupava l’attuale via Gramsci, lasciò spazio a grandi ristrutturazioni e edificazioni di sfarzose dimore nobiliari, tra cui quelle edificate dalla famiglia Soldo, che venderà intorno al 1670 all'illustre famiglia Albani.

Non è possibile sapere con certezza se i conti Albani abitarono o affittarono queste case, ne è chiaro se furono loro a unificarle in forma di palazzo. È invece certo che nel 1765 l'edificio passò in proprietà della famiglia Cazzago: saranno i figli a conferire una loro identità all'edificio, dando corso ad interventi di ristrutturazione ed abbellimento interno, chiamando artisti quadraturisti per decorare gli spazi di rappresentanza.

In assenza di eredi maschi il palazzo passò ai conti Bettoni che lo vendettero al Comune di Brescia nel 1907. Il palazzo fu destinato per molti anni a ufficio postale, per poi, nel 2000, essere restaurato una volta passato in dotazione all’Università degli Studi di Brescia. 

Descrizione architettonica

Palazzo Bettoni Cazzago è inquadrabile stilisticamente nel gusto del '700: in tale epoca sono state apportate modifiche ed adeguamenti che si allineano al complesso fenomeno settecentesco di riorganizzazione o rifacimento degli antichi edifici urbani. Il carattere complessivo rimane sobrio ed elegante; l'impianto plano-altimetrico si caratterizza per la forma ad U con portico-diaframma di chiusura, posto in posizione leggermente arretrata così da far avanzare verso est le due testate.

Non mancano tracce evidenti dell'adattamento settecentesco ad un impianto preesistente, prime tra tutte la asimmetria della facciata principale e la non corrispondenza assiale tra l'androne di ingresso ed il portico diaframma a quattro campate. Sono inoltre tutt'oggi ravvisabili resti assai significativi degli originari edifici, accorpati successivamente: un antico androne voltato a botte e lunettato, un portico con loggiato soprastante, prospicente un cortiletto interno che oggi funge da vano scale.


Le facciate est e ovest

L’austerità della facciata su via Gramsci, ascrivibile al primo Settecento, è arricchita da un portale prospettico marmoreo che contrasta con la ricchezza degli interni. Caratterizzata da tre piani, la facciata risulta asimmetrica nonostante le tre file di finestre sia a nord che a sud del portale, scandita da una leggera partitura in rilievo. La semplice fascia basamentale in Botticino inquadra le piccole finestre del seminterrato, sottolineate da cornici sagomate in pietra. Quelle del piano nobile sono sormontate da una cimasa curvilinea con decorazione a valva di conchiglia o a trofei d'armi. Infine, le finestre del terzo ordine sono arricchite da eleganti balconcini con balaustre in ferro battuto. Il cornicione a triglifi e mensoloni aggettanti è in stucco.

facciata via gramsci
Palazzo Bettoni Cazzago. L'elegante facciata su via Gramsci

Le facciate interne al cortile, percettivamente modificate dall'inserimento del padiglione delle Poste, non presentano particolare interesse, se non per la presenza dei due portici e di un lungo balcone con ringhiere in ferro battuto. Il prospetto su piazza Boni a due piani ed apparentemente simmetrico è di gusto settecentesco, spazio urbano che anticamente era il giardino privato dell’edificio.

scalone d'onore bettoni
Lo scalone d'onore
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Il volume edificato dalle Poste al centro del cortile, ora sala riunioni

 

Il portale

Esso si inquadra all'interno del fenomeno dei portali prospettici, nei quali la pietra di Botticino viene scolpita per simulare una profondità maggiore del reale. Di aspetto assai monumentale, di gusto ancora barocco e di lieve contrasto con il tenore settecentesco della facciata, il portale si caratterizza per la poco utilizzata alternanza di tre grosse bugne. lavorate a punta grossa, e di una specchiatura molto alta, a fascia piana e scanalata. Sia le bugne che le specchiature presentano nello sguincio un andamento prospettico piuttosto accentuato, che permette di individuare l'alteza media del punto di vista a 164 cm. Singolarità delle bugne presenti nell'arco è inoltre quella di proseguire oltre il suo estradosso, andando a costruire appoggio alla soglia della finestra del primo piano, in asse con l'apertura sottostante. Particolare importante è la presenza di una firma incisa sull'estradosso del concio di chiave "Radina C." forse il lapicida autore del manufatto marmoreo.

portale bettoni
Il portale marmoreo prospettico su via Gramsci

 

Gli interni

Il portico è articolato in quattro campate diseguali su colonne tuscaniche, due voltate a crociera con arco a tre centri e due a botte ribassata e lunettata.

Alle sue testate si innescano i principali corpi scala: quello più antico a sud, quello di impianto settecentesco di rappresentanza a te rampe a nord, monumentale e caratterizzato da un interessante complesso decorativo, con ricche balaustre in pietra di Botticino, che dà accesso al piano nobile.

Mentre al piano terra trovano collocazione locali funzionali quali servizi, scuderie e depositi, al primo piano viene ospitato l'appartamento settecentesco del quale si presentano al visitatore quegli ambienti che conferiscono distinzione e classe ai proprietari: prima di tutto lo spazioso atrio balaustrato e loggiato, poi l'importante salone a doppia altezza con volta a schifo, dal quale è possibile accedere all'alcova coperta da cassettoni decorati e recanti le sigle della famiglia Cazzago. Tre sale affrescate si susseguono secondo una ritmata successione prospettica lungo l'ala nord. L'ala sud ripropone la stessa sequenza di ambienti concatenati uno all'altro, disimpegnati in modo più agevole per l'introduzione di un ballatoio che permette di raggiungere la cappella privata. La cappella è a pianta quadrata coperta da cupola semisferica con lanterna, su pennacchi. Al secondo piano l'appartamento più raccolto destinato all'abitazione privata viene servito da altro corpo scala. 

Non si può accedere al piano interrato ove si può osservare la scarpa della muraglia viscontea che si sviluppa a partire dalla quota -600 m rispetto all'attuale via Gramsci. 

Gli apparati decorativi

L'apparato decorativo di palazzo Bettoni può essere inquadrato nell'ambito del linguaggio culturale del '700: un momento d'oro per la cultura figurativa che esprime ricchissimi cicli pittorici, anche negli spazi di rappresentanza delle residenze private.

I grandi cicli settecenteschi, affrescati per dilatare gli spazi dei saloni ed ingannare la percezione, ricorrono ad accorgimenti scenografici presi a prestito dal teatro ed a finti elementi architettonici per inquadrare grandi scene figurate a soggetto prevalentemente mitologico ed allegorico.

Nei soffitti in taluni casi le architetture illusorie lasciano il posto allo stucco, che al centro sfonda con cornici polilobate per ospitare scene affrescate in cui gli scorci spesso azzardati con cui sono tratteggiate le figure costringono ad una visione in movimento.

Tutti gli ambienti principali al piano nobile e alcune stanze al pian terreno, sono decorate ed arricchite da apparati decorativi reali o illusoriamente realizzati attraverso il ricorso allo stucco o all'affresco.

Da ricordare, gli elementi volti a stupire o a dare corpo alla nobiltà, erano declinati in prospettiva: quella tridimensionale scolpita nella pietra del portale, il cono ottico nell'androne a guidare l'occhio, attraverso il doppio diaframma porticato, sulla prospettiva architettonica dipinta in fondo al giardino, le prospettive illusorie dipinte nei diversi ambienti che l'occhio gradatamente conquista. Salendo lo scalone settecentesco alcuni elementi coesistono la versione reale e quella dipinta.

prospettive edifici immaginari
Affresco con prospettive di edifici immaginari, dipinto dal Gandini nel vano dello scalone

Colpisce innanzitutto il loggiato-diaframma ad archi e pilastri dorici a tre campate, cesura tra l'atrio ed il vano scala, che si riflette nell'immagine di se stesso dipinto sulla parete opposta, ad inquadrare composte architetture. Le altre pareti del vano scala sono affrescate a grisaille, con illusorie decorazioni a stucco, festoni e trofei d'armi. La stessa soluzione è utilizzata nelle pareti dell'atrio. la volta è risolta con una ricca decorazione a finto e reale studdo a grisaille con occhio polilobato al centro, in cui è affrescato il viaggio del poeta-musico Orfeo (con la lira stretta in mano) che scende agli inferi, da Plutone e Proserpina, per riportare in vita la moglie Euridice. In posizione simmetrica ed in antitesi sono rappresentati il mondo dei vivi e quello dei morti.

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L'affresco del Gandini con Orfeo agli inferi, sovrastante l'atrio del primo piano

Il palazzo venne affrescato da diverse mani quali per l'atrio il cremonese Saverio Gandini, quadraturista bolognese, e, per il salone, Carlo Scotti (pittore che venne chiamato successivamente dal Quarenghi a S. Pietroburgo dove fu nominato pittore imperiale nel 1786).

Nell'atrio l'illusionismo prospettico viene semplificato tendendo a non simulare più uno spazio tridimensionale totalmente diverso dalla scatola reale, ma realizzando una scansione delle pareti attraverso costruzioni architettoniche il cui piano di giacitura coinciderebbe comunque con il piano di giacitura della parete reale. Le pareti sono così scompartite attraverso lesene e modanature a grisaille che scandiscono due riquadri con belle prospettive architettoniche di edifici classici sulle due pareti lunghe; sei nicchie con le allegorie delle Arti Liberali, due ovali recanti scene di battaglie con Pallante ferito, ed inoltre busti cesarei inseriti nelle sovraporte, finte panoplie e trofei militari sulle pareti. La volta a schifo presenta un finto loggiato prospettico con trofei d'armi e vasi di fiori, aperto sulla rappresentazione dell'Olimpo che occupa lo specchio della volta.

olimpo
Carlo Sotti, salone d'onore

Il suo cromatismo spiccato, contrastante con i toni moderati e delicati delle pareti invita ad analizzare i materiali illustionisticamente proposti dallo Scotti.

Scalone-atrio-salone rappresentano un sistema pittorico-simbolico che testimonia le tematiche ricorrenti celebrative da un lato (con la proposta di episodi mitologici legati alla storia greca o romana), allegorico-contenutistiche dall'altro (con il ricorso a concetti riferiti alla pace, a garanzia dell'agricoltura, dell'industria, il lavoro oppure alle Arti). Le sale dell'ala nord, al primo piano, presentano un'alternanza di elementi ed apparati decorativi quali stucchi, portali marmorei o lignei, sovrapporte, pavimenti a mosaico oltre a cicli affrescati.

La prima sala a pianta quadrata si caratterizza per il soffitto a finta architettura dipinta ad affresco. La composizione si conclude con un'ulteriore finta prospettiva di una volta a stucchi ed occhio al centro, firmata dal Gandini.

La seconda sala è a pianta rettangolare e si caratterizza per una complessa finta prospettiva affrescata che suggerisce un edificio a pianta circolare con quattro absidi ed una articolata balaustra; il grande occhio centrale permette di vedere il gruppo figurativo rappresentante la Primavera. Il tocco veloce del pennello nel trattare volti e figure, fanno ipotizzare l'intervento di Carlo Scotti.

La terza sala dell'ala nord si caratterizza per un'originalità decorativa, dovuta alla contemporanea presenza di stucco ed affresco. A differenza di altri interventi nei quali lo stucco funge da cornice al dipinto, si assiste ad un intreccio delle due espressioni artistiche che svolgono un ruolo parietico nella composizione raffigurante una finta cupola in stucco con conchiglioni angolari, una finta balaustra in stucco con occhio ovale aperto sul cielo, nel quale è rappresentato il gruppo figurativo della Ricchezza. 

La cappella palatina dell'ala sud, a pianta quadrata con cupola e lanterna, è decorata da ricchi stucchi ed ornati inquadranti affreschi di due differenti epoche, sovrapposti. Presenta sulle pareti un ciclo di affreschi seicenteschi, il cui Lechi attribuì i dipinti a Santino Cattaneo. Essi rappresentano la Storia di Gesù e risultano sovrapposti ad altri di datazione più antica. La cappella ha subito nell'Ottocento interventi di rifacimenti soprattutto per quanto concerne la cupola e la decorazione geometrica a finte tessere musive oro-rosso che occupano i campi liberi dagli affreschi e dagli stucchi: le campiture originarie sono state individuate nel corso di recenti restauri. Interessante anche l'apparato decorativo seicentesco caratterizzato da stucchi di tipo manieristico. 

cappella palazzo bettoni
Cappella domestica, cupolino con medagliette settecentesche

 

(Fonte "La Cittadella degli Studi - Chiostri e palazzi dell'Università di Brescia", a cura di Valentino Volta, Jaca Book, 2006)

Ultimo aggiornamento il: 25/01/2023