Giurisprudenza | Palazzo Calini ai Fiumi

Giurisprudenza

Palazzo Calini ai Fiumi è sede del Dipartimento di Giurisprudenza.

Edificato nei pressi della convergenza di due antichi corsi d’acqua urbani – Bova e Dragone – palazzo Calini ai Fiumi è il risultato di una plurisecolare sedimentazione di corpi di fabbrica che la nobile famiglia bresciana acquistò e ristrutturò a più riprese.

Il complesso ebbe inizio ancora nel XV secolo sopra il terraglio della cerchia del primitivo Comune, per iniziativa della famiglia Avogadro di Valtrompia. Della dimora originaria degli Avogadro rimangono alcuni saloni tardo-gotici, di cui quello terraneo con portale ad arco ogivale su vicolo dell’Anguilla, ora sala di lettura degli studenti di Giurisprudenza, ebbe funzione di “portico delle ferrarezze”.

Il corpo verso via Battaglie fu invece ristrutturato dai Calini alla metà del Cinquecento, con un loggiato a capitelli a campana ed ariose arcate a sesto intero.

La porzione di fabbricato in angolo tra via Battaglie e via Nino Bixio, con corticella monumentale e fontana a motivi neo-egizi, rimane ad oggi il settore architettonicamente e stilisticamente più unitario dell’intero complesso con sovralzo a baltresca veneziana, che domina il paesaggio cittadino.

Sale ed architettura

Il settore architettonicamente e stilisticamente più unitario di palazzo Calini ai Fiumi è identificabile con la porzione di fabbricato sull'angolo tra via Battaglie e via Nino Bixio, con corticella monumentale e sovralzo a torre, acquisito nel primo Settecento dalla nobile famiglia Girello che lo aveva edificato alla metà del Seicento in stile dorico-tuscano.

Il cosiddetto appartamento del Cardinale, comprendente le sale al piano nobile dell'ala prospiciente via Battaglie, completamente decorato per ordine di Rutilio Calini, con il coinvolgimento dell'architetto Manfredini di Cremona, rappresenta un precoce esempio del gusto neoclassico che si sarebbe affermato in città all'inizio del XIX secolo. Si tratta di una quindicina di stanze cui posero mano tra il 1780 ed il 1783 vari figuristi e quadraturisti, tra i quali Saverio Gandini e Pietro Scalvini.
Partendo dal settore settentrionale, la Galleria delle Sfingi, rivolta ad oriente, viene realizzata da Giuseppe Reina, quadraturista e da Pietro Scalvini figurista, su disegno di Giovanni Manfredini, venuto a Brescia a seguito del Gandini.

Galleria delle Sfingi al piano nobile
Galleria delle Sfingi al piano nobile

 

Ad ovest, su via Battaglie, la Sala delle Candelabre è ad ornato monocromo di Giuseppe Reina, che si firma in un cartiglio con la data 1783.

Sala delle Candelabre
Sala delle Candelabre. Decorazioni di Giuseppe Reina (1783) ora sala delle Lauree

 

Le volte delle successive Sala dei Grifoni e Sala dei Putti, sempre con accesso dalla galleria delle Sfingi, sono affrescate prevalentemente da Francesco Vuò con marcata matrice quadraturista. 

Passando nel corpo di fabbrica ex Girelli, cui si accede anche dal piano inferiore mediante il magnifico scalone delle Muse con quadrature di Saverio Gandini e finte statue a monocromo di Sante Cattaneo, la Sala degli Antenati non reca l'impronta dell'intervento né di Scavini, né di Gandini e riporta gli stilemi caratteristici del barocchetto lombardo di metà Settecento nell'opera del Mazza.

Nella Sala di Giove, racchiusa nelle quadrature di Crivelli, la parte figurativa è commissionata allo Scalvini che, con il Gandini, è autore della decorazione di tutte le rimanenti sale del corpo meridionale.

 

Nella Sala delle Prospettive Gandini suddivide lo spazio con raffinate candelabre di ispirazione mantovana arricchite con miniature di paesaggio e rovine riconducibili alla mano del ventenne Giuseppe Manfredini. La sala è caratterizzata da tre capricci romani di gusto panniniano.

Nel Corridoio delle Stelle, il Gandini propone una decorazione geometrica alla mosaica nel soffitto, mentre lo Scalvini grandi cammei nella fascia superiore e gli ormai scomparsi centoventotto piccoli cammei dei lacunari ottagonali.

Sala delle prospettive
Sala delle Prospettive: sontuosa architettura in prospettiva centrale di Saverio Gandini

 

Passando atraverso la Sala del Camino nero e il Corridoio dei trionfi, si accede alla Sala dell'Alcova con gli annessi boudoirs. 

Saverio Gandini Cremonese firma sul soffitto la decorazione a finti bassorilievi monocromi che delimita i campi figurativi con le vicende di Enea dello Scalvini. 

sala dell'alcova
Sala dell'Alcova. Dipinti di Saverio Gandini (1781)


Annesso alla Sala dell'Alcova, lo studiolo o Sala delle Grazie, esprime in maniera somma lo spirito della classicità e il gusto per l'archeologia in una composizione morbida ed aggraziata di afflato ancora settecentesco.

 

(Fonte "La Cittadella degli Studi - Chiostri e palazzi dell'Università di Brescia", a cura di Valentino Volta, Jaca Book, 2006)