Economia | Chiostri di San Faustino

Economia Chiostro di San Faustino

MONASTERO DI SAN FAUSTINO MAGGIORE

Il Monastero di San Faustino Maggiore è la sede di Economia.

I chiostri, la chiesa e gli edifici di San Faustino appartenevano originariamente ad un complesso benedettino maschile risalente al X secolo legato alla presenza dell’antichissima chiesa di Santa Maria in Silva.

Il rinnovamento del complesso ebbe inizio in età rinascimentale con l’edificazione del chiostro d’ingresso ionico detto della Campanella, perché situato in prossimità dell'ingresso. Il chiostro è da rilevare come uno dei primi esempi di architettura rinascimentale bresciana. Edificato da Bernardino da Martinengo, il chiostro si presentava originariamente porticato su due lati subendo nel tempo numerose modifiche. Nei primi anni del Cinquecento si documentano nuovi lavori quali la riorganizzazione della "corte dei carri", posta a nord-ovest della struttura, nonché la costruzione della "loggetta veneziana" di gusto rinascimentale che accoglieva al suo interno le cucine e la zona riservata alla dispensa.

Non è possibile ricostruire con accertata precisione il contesto urbano in cui si inseriva l'intero fabbricato in quel periodo, possiamo però, proseguendo in ordine di datazione, registrare la presenza a sud de "La Rocchetta", un castelletto posto a guardia di Porta Pile e a nord del corso del fiume Garza, mentre davanti alla chiesa, a metà del Quattrocento, si apriva una piazza di modeste dimensioni. In corrispondenza del 1534 l'architetto Moroni lavorò al chiostro maggiore del complesso di San Faustino. Moroni, direttore dei lavori dell'allora denominato "chiostro dei cipressi", ora "chiostro delle due colonne" (o chiostro maggiore), operò con certezza nell'ala orientale del complesso edilizio, come dimostrato da una convenzione firmata dallo stesso architetto. Il chiostro delle due colonne, confinante ad ovest con il chiostro d'ingresso, e a nord con quello di servizio, chiudeva così l'isolato definito dalle mura della città, dal fiume Garza e dalla via Pozzo dell'Olmo.

Adiacente agli orti, che si estendevano sino alle pendici del colle Cidneo, il chiostro si pone al centro della vita dell'intero complesso edilizio di San Faustino, chiuso a sud dalla chiesa e completato dall'abitazione dell'abate.

Il loggiato è scandito da fitte arcate che sostengono una volta a botte non unghiata. Un sistema di doppie colonne toscane, disposte lungo la profondità del muro e impostate su un basamento continuo, delimitano lo spazio claustrale. Al di sopra delle arcate si colloca una larga fascia chiusa superiormente dalla fine stratura del primo piano. Questa fascia consente una distribuzione delle finestre superiori totalmente libera dal ritmo cadenzato delle arcate del loggiato sottostante.

Tipicamente lombardo dell'età sforzesca è l'utilizzo della fascia fra archi e finestre. Al centro del Chiostro maggiore notiamo una fontana che erogava all'intero complesso acqua sufficiente per il fabbisogno quotidiano. Originariamente la fontana, circondata da un'alberatura di cipressi, da cui la denominazione di "chiostro dei cipressi", non ricopriva unicamente un ruolo di servizio materiale, ma anche e soprattutto spirituale: nel rito religioso del mandatum (lavanda dei piedi) che si svolgeva il sabato pomeriggio, la fontana diveniva il centro della vita monastica. 

Numerosi sono gli ambienti che si affacciavano sul cortile interno. Al piano del giardino si allineavano spazi funzionali alla vita comunitaria (cucine, infermeria, barberia, depositi, farmacia ecc.), e nell’ala nord-est era sistemato il monumentale refettorio coperto a volta policentrica unghiata, ora Aula Magna della Facoltà.
Nel 1560 i lavori passarono a Geronimo Tobanello che operò alla sagrestia e allo studio dell'abate, poi superbamente affrescati da Lattanzio Gambara, come testimoniò lo stesso Vasari nella visita del 1568 a Brescia e da Gian Domenico Tiepolo.

Adiacente alla chiesa e chiuso tra il chiostro maggiore e il chiostro della campanella si inserisce il chiostro dell'Abate, così definito perché ne accoglieva gli appartamenti. Composto da un porticato ionico impostato su pilastri, ornati da lesene, esso presenta medesime caratteristiche architettoniche ornamentali del chiostro della campanella.

L'intero lato meridionale è occupato dall'ampio scalone che porta al piano superiore dove si sviluppano gli ambienti privati dell'abate. Nello studiolo si possono apprezzare i mirabili affreschi, ora ristrutturati, raffiguranti scene bibliche del Tiepolo, probabilmente risalenti al 1754-55, quando si rese necessario l'intervento decorativo del coro della vicina chiesa. 

Appartamento dell'Abate, affreschi del Tiepolo
Appartamento dell'Abate, affreschi biblici del Tiepolo

 

Nel XVII secolo il monastero ospitò lo studio del celebre fisico-matematico Benedetto Castelli, di cui si conserva ancora l’aula della libreria monastica, ora sala della biblioteca di Dipartimento.

sala della biblioteca benedetto castelli
Sala della biblioteca Benedetto Castelli durante i restauri (foto di Valentino Volta)

L’assetto architettonico del monastero iniziò un pesante degrado quando, nel 1798, fu adibito a caserma dei lanceri. Andarono così perduti arredi, libri e carte archiviate nella biblioteca oltre all'originario assetto architettonico che subì un brusco adattamento.

Nel 1808 si registrano ulteriori cambiamenti a seguito dell'assegnazione alla parrocchia del chiostro dell'Abate, dell'ala sud del chiostro delle due colonne e della farmacia. Nuovi lavori tesi a rendere autonome le frazioni militari da quelle parrocchiali modificarono profondamente l'organismo unitario del monastero di San Faustino.

Alla fine degli anni ottanta del XX secolo, gli spazi claustrali vennero concessi dal Demanio all’Università degli Studi di Brescia, che ne curò un razionale recupero, riportando il monastero ad una nuova funzione con rinnovato spirito di accoglienza e di raccoglimento.

 

(Fonte "La Cittadella degli Studi - Chiostri e palazzi dell'Università di Brescia", a cura di Valentino Volta, Jaca Book, 2006)